Camelia, Celeste, Roua... tre nomi di donna, che ai più forse non dicono niente ma per chi vive nel terrore di essere perseguitata, picchiata è sinonimo di morte, di femminicidio. Tre donne che sono state uccise nell’ultimo mese da ex compagni ed ex mariti che avevano il divieto di avvicinarsi a loro, che indossavano obbligatoriamente il braccialetto elettronico antistalking, dispositivo che non ha funzionato in nessuno di questi tragici tre casi e che purtroppo, continua a non funzionare.
Vittima suo malgrado di questo malfunzionamento, anche una donna che abita ad Umbertide e che da 28 anni è tormentata dal suo ex marito che la costringe a vivere in una situazione costante di violenza, angoscia e paura nonostante indossi il braccialetto elettronico, perché “tanto non funziona” come anche lui ha ammesso.
Della vicenda, ne ha parlato mercoledì scorso 23 ottobre anche la trasmissione Chi l’ha visto in onda su Raitre, dove in collegamento c’era la signora Tiziana, con la sua legale avv. Gloria Volpi e la giornalista Veronica Briganti. La 47enne ha raccontato a Federica Sciarelli la sua drammatica vicenda e di come il suo ex marito, continui ad avvicinarsi ed aggredirla senza che il dispositivo rilevi la sua presenza nelle vicinanze (50 mt per la precisione).
La stessa conduttrice ha definito i braccialetti antistalking “una burla” perché di fatto non proteggono le donne. Dal 2023 questa misura viene applicata automaticamente in tutti quei cosiddetti casi denominati “reati spia” (stalking e maltrattamenti) e in una recente interrogazione a tal proposito, il governo in Parlamento riconosceva “criticità rinconducibili alla rete” ed è palese che la preziosa vita di una persona, già provata da uno stillicidio di violenza, angoscia e terrore non può dipendere da una mancata connessione.
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